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[199] ...contributi successivi...
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24/07/2005 21:54,
From gehenna to here
[213.140.22.68]
Una fredda sera d’inverno, il Capitano in congedo Le Renard fece ritorno nella sua abitazione all’ultimo piano di un cadente edificio nei pressi di Goth’s Inn. Da quelle parti la case tetre gettavano le loro ombre scure sulla strada mal lastricata, facendo più buia la notte. Qua e là, a grandi distanze, occhieggiava un lampione, che serviva soltanto a rischiarare il sudiciume di qualche bugigattolo, una facciata scrostata o un androne polveroso.
Le Renard si era da poco trasferito in quel luogo depresso, avendo preso in affitto un appartamentino a buon mercato, arredato con vecchi mobili tarlati. Quella sera il capitano rientrò dopo aver desinato fuori, accese il fuoco e si sedette vicino al camino sorseggiando acquavite, quand’ecco gli parve di udire un rumore provenire da uno stipo in legno, coi vetri agli sportelli e tendine verdi dentro, di quelli usati per riporre carte o dischi.. “Vecchia carcassa”, pensò fra sé, e gettò un altro ceppo nel camino. Pochi minuti dopo non ebbe dubbi nell’udire un forte starnuto che scosse l’intero mobile e, impugnato l’attizzatoio del fuoco, con istinto militare intimò veementemente un “Altolà! Fatevi riconoscere!”. Dopo qualche secondo, uno degli sportelli si aprì timidamente e ne uscì una figura singolare, stranamente pettinata e abbigliata con una camicia da pirata e stivaletti western.
- Permettete che mi presenti. Ultragothic. –
disse con educazione, ricomponendosi e scrollandosi la polvere di dosso. Stupito ma fermo, il capitano assunse un tono lievemente seccato:
- Vorrete spiegarmi, signor Ultragothic, cosa fate in casa mia! –
- Vostra? Signore, vorrei puntualizzare, io vivo qui ormai da lunghi anni, mentre voi siete arrivato solo da pochi giorni. –
- Vivete qui? Oh bella! Volete farmi credere che la casa non è sfitta? Eppure mi era stato assicurato… dev’esserci un errore! –
- Nessun errore, capitano. La casa è sfitta. Io sono , per così dire, un ospite. Faccio parte della dotazione dell’appartamento, insieme ai mobili e alle stoviglie. –
- Voi non fate parte di nulla! Pago una pigione di 2 sterline la settimana per questa topaia, con lo stesso prezzo avrei potuto assicurarmi una sistemazione ben più confortevole presso un affittacamere, ma ho scelto di risiedere qui proprio per non avere a che fare con coinquilini e seccature simili! Non rimarrete qui un minuto di più, signor Ultragothic, ve l’assicuro. –
- Io invece vi assicuro che non mi moverò di un centimetro, e voi imparerete ad accettare la ma presenza. Non sono un coinquilino, ma un fantasma. Capite? –
- Uno spettro! E vorreste farmi credere di essere uno spettro? Magari vorreste anche provare a spaventarmi o impedirmi di dormire, con rumori sinistri, lenzuola bianche e baggianate simili? Ah ah! Io che ho combattuto in India, io, veterano della guerra boera e di quella nel Golfo, che dormivo anche sotto gli attacchi nemici! Con me cascate male, molto male! –
- Nulla di tutto questo. Non ho l’aspetto né il carisma per spaventare alcuno. Sono semplicemente un’anima in pena, condannata a vivere in questi luoghi angusti e malsani per via della fine che feci in vita. –
- Uhm. Se non sono indiscreto, di cosa si tratta? Se vorrete spiegarmi, ritengo interessi anche me, ne va della mia tranquillità. –
- E’ proprio questo il problema. Non ricordo di preciso cosa accadde. Fu al Condor, la serata di chiusura. Ero così sbronzo che mi addormentai fra i divanetti… I miei amici se ne andarono senza badare troppo alla mia mancanza. Sapete, mi consideravano obsoleto, superato. L’indomani mattina gli addetti alle pulizie, riversandomi addosso cumuli di bicchieri in plastica usati e mozziconi di sigaretta, non si accorsero della mia presenza. Rimasi chiuso dentro, il locale fallì e nessuno vi mise più piede. Anni dopo i curatori fallimentari incaricati di redigere l’inventario mi rinvennero, ormai mummificato, e mi catalogarono insieme agli altri arredi come “Cariatide lignea. Epoca stimata, secolo XVIII”. All’asta che seguì, le mie spoglie mortali rimasero invendute, non so, forse non piacque il sorriso che ancora portavo stampato in viso… Insomma, finii in vari magazzini e ancora oggi da qualche parte le mie ossa reclamano una giusta sepoltura. Intanto, il mio spirito è parcheggiato qui. Dovrete rassegnarvi a convivere. –
Intanto Ultragothic scartabellava fra i vecchi dischi del capitano Le Renard e, con un’espressione di felicità, prelevò un vinile dei Fields of the Nephilim. Senza pensarci due volte, mise su “Moonchild” ed iniziò a ballare contento, talvolta inginocchiandosi e compiendo mosse particolari.
- Ma dove credete di essere! – Le Renard lo interruppe spazientito. – Non ho mai visto tanta invadenza in vita mia! E pretendete io vi sopporti? Il padrone di casa mi sentirà, ve lo dico io, e vi rispedirà al Condor a pedate, altrimenti lo farò io! –
Ultragothic non si scompose e continuò a guardare i dischi. “Ah, da quanto tempo non ascolto qualcosa di decente”. Le Renard, quasi intenerito dal povero spettro dark, pensò di usare toni più diplomatici.
- Voi vedete, caro signore, che non è mica una bella camera questa. Cotesto stipo, a vederlo, non giurerei fosse affatto libero dalle cimici; ed io credo veramente che potreste trovare degli alloggi molto migliori, per non dir nulla del clima di Modena, che sapete quanto sia sfavorevole. –
- Avete ragione, signore - disse con grande affabilità lo spirito. - Quest'idea non m'era venuta mai; proverò subito un cambiamento d'aria! Bisogna dire che siamo degli sciocchi noi gotici, molto sciocchi davvero; io non mi so far capace come mai siamo stati per tanto tempo così stupidi".
E dicendo queste parole, Ultragothic disparve e, quel che è molto notevole, non si fece mai più rivedere.
Le Renard si era da poco trasferito in quel luogo depresso, avendo preso in affitto un appartamentino a buon mercato, arredato con vecchi mobili tarlati. Quella sera il capitano rientrò dopo aver desinato fuori, accese il fuoco e si sedette vicino al camino sorseggiando acquavite, quand’ecco gli parve di udire un rumore provenire da uno stipo in legno, coi vetri agli sportelli e tendine verdi dentro, di quelli usati per riporre carte o dischi.. “Vecchia carcassa”, pensò fra sé, e gettò un altro ceppo nel camino. Pochi minuti dopo non ebbe dubbi nell’udire un forte starnuto che scosse l’intero mobile e, impugnato l’attizzatoio del fuoco, con istinto militare intimò veementemente un “Altolà! Fatevi riconoscere!”. Dopo qualche secondo, uno degli sportelli si aprì timidamente e ne uscì una figura singolare, stranamente pettinata e abbigliata con una camicia da pirata e stivaletti western.
- Permettete che mi presenti. Ultragothic. –
disse con educazione, ricomponendosi e scrollandosi la polvere di dosso. Stupito ma fermo, il capitano assunse un tono lievemente seccato:
- Vorrete spiegarmi, signor Ultragothic, cosa fate in casa mia! –
- Vostra? Signore, vorrei puntualizzare, io vivo qui ormai da lunghi anni, mentre voi siete arrivato solo da pochi giorni. –
- Vivete qui? Oh bella! Volete farmi credere che la casa non è sfitta? Eppure mi era stato assicurato… dev’esserci un errore! –
- Nessun errore, capitano. La casa è sfitta. Io sono , per così dire, un ospite. Faccio parte della dotazione dell’appartamento, insieme ai mobili e alle stoviglie. –
- Voi non fate parte di nulla! Pago una pigione di 2 sterline la settimana per questa topaia, con lo stesso prezzo avrei potuto assicurarmi una sistemazione ben più confortevole presso un affittacamere, ma ho scelto di risiedere qui proprio per non avere a che fare con coinquilini e seccature simili! Non rimarrete qui un minuto di più, signor Ultragothic, ve l’assicuro. –
- Io invece vi assicuro che non mi moverò di un centimetro, e voi imparerete ad accettare la ma presenza. Non sono un coinquilino, ma un fantasma. Capite? –
- Uno spettro! E vorreste farmi credere di essere uno spettro? Magari vorreste anche provare a spaventarmi o impedirmi di dormire, con rumori sinistri, lenzuola bianche e baggianate simili? Ah ah! Io che ho combattuto in India, io, veterano della guerra boera e di quella nel Golfo, che dormivo anche sotto gli attacchi nemici! Con me cascate male, molto male! –
- Nulla di tutto questo. Non ho l’aspetto né il carisma per spaventare alcuno. Sono semplicemente un’anima in pena, condannata a vivere in questi luoghi angusti e malsani per via della fine che feci in vita. –
- Uhm. Se non sono indiscreto, di cosa si tratta? Se vorrete spiegarmi, ritengo interessi anche me, ne va della mia tranquillità. –
- E’ proprio questo il problema. Non ricordo di preciso cosa accadde. Fu al Condor, la serata di chiusura. Ero così sbronzo che mi addormentai fra i divanetti… I miei amici se ne andarono senza badare troppo alla mia mancanza. Sapete, mi consideravano obsoleto, superato. L’indomani mattina gli addetti alle pulizie, riversandomi addosso cumuli di bicchieri in plastica usati e mozziconi di sigaretta, non si accorsero della mia presenza. Rimasi chiuso dentro, il locale fallì e nessuno vi mise più piede. Anni dopo i curatori fallimentari incaricati di redigere l’inventario mi rinvennero, ormai mummificato, e mi catalogarono insieme agli altri arredi come “Cariatide lignea. Epoca stimata, secolo XVIII”. All’asta che seguì, le mie spoglie mortali rimasero invendute, non so, forse non piacque il sorriso che ancora portavo stampato in viso… Insomma, finii in vari magazzini e ancora oggi da qualche parte le mie ossa reclamano una giusta sepoltura. Intanto, il mio spirito è parcheggiato qui. Dovrete rassegnarvi a convivere. –
Intanto Ultragothic scartabellava fra i vecchi dischi del capitano Le Renard e, con un’espressione di felicità, prelevò un vinile dei Fields of the Nephilim. Senza pensarci due volte, mise su “Moonchild” ed iniziò a ballare contento, talvolta inginocchiandosi e compiendo mosse particolari.
- Ma dove credete di essere! – Le Renard lo interruppe spazientito. – Non ho mai visto tanta invadenza in vita mia! E pretendete io vi sopporti? Il padrone di casa mi sentirà, ve lo dico io, e vi rispedirà al Condor a pedate, altrimenti lo farò io! –
Ultragothic non si scompose e continuò a guardare i dischi. “Ah, da quanto tempo non ascolto qualcosa di decente”. Le Renard, quasi intenerito dal povero spettro dark, pensò di usare toni più diplomatici.
- Voi vedete, caro signore, che non è mica una bella camera questa. Cotesto stipo, a vederlo, non giurerei fosse affatto libero dalle cimici; ed io credo veramente che potreste trovare degli alloggi molto migliori, per non dir nulla del clima di Modena, che sapete quanto sia sfavorevole. –
- Avete ragione, signore - disse con grande affabilità lo spirito. - Quest'idea non m'era venuta mai; proverò subito un cambiamento d'aria! Bisogna dire che siamo degli sciocchi noi gotici, molto sciocchi davvero; io non mi so far capace come mai siamo stati per tanto tempo così stupidi".
E dicendo queste parole, Ultragothic disparve e, quel che è molto notevole, non si fece mai più rivedere.
Risposta a #5618
25/07/2005 23:11,
[82.52.96.5]
Nel contributo #5618 From ha scritto:
Una fredda sera d’inverno, il Capitano in congedo Le Renard fece ritorno nella sua abitazione all’ultimo piano di un cadente edificio nei pressi di Goth’s Inn. Da quelle parti la case tetre gettavano le loro ombre scure sulla strada mal lastricata, facendo più buia la notte. Qua e là, a grandi distanze, occhieggiava un lampione, che serviva soltanto a rischiarare il sudiciume di qualche bugigattolo, una facciata scrostata o un androne polveroso.
Le Renard si era da poco trasferito ...
..non conosco "From gehenna to here'" ma... chi scrive questo racconto... pare ben documentato..
mhà!?!.. purtroppo il finale pare un poco triste ..almeno per il giovanissimo Utragothic..
Ultragothic.
22/07/2005 15:49,
Capitan Rommolino
[151.26.161.165]
Mare profumo de mare ( dovressi da dire fiume....)
sento che
sto lassandome annare
é corpa der mare
der cielo e der mare
insieme atté
io posso soggnare
questo sole( o luna)
che cosa ppò ffare
in nun ce credevo
ma posso soggnare..
Forse é ssolo dar momento
che cccredo ar sentimento
ma ggiuro che tra dde noi
nun finiraaaaaà...
P.S Peccato davero per er festino de li morti viventi....vabbé.
Mazzalo Erico però, quanto sei pelandrone!!!!
sento che
sto lassandome annare
é corpa der mare
der cielo e der mare
insieme atté
io posso soggnare
questo sole( o luna)
che cosa ppò ffare
in nun ce credevo
ma posso soggnare..
Forse é ssolo dar momento
che cccredo ar sentimento
ma ggiuro che tra dde noi
nun finiraaaaaà...
P.S Peccato davero per er festino de li morti viventi....vabbé.
Mazzalo Erico però, quanto sei pelandrone!!!!
Risposta a #5578
21/07/2005 15:30,
[81.174.19.164]
Nel contributo #5578 Ale ha scritto:
ci sarò sabato!:smile:
ps:qualkuno riesce ad aiutarmi a rikostruire la skaletta di nick cave del 7 luglio?smak!
Ho la fotografia della scaletta, appena avro' qualche minuto la ricopio in un contributo di quel concerto qui su GOTH.IT
20/07/2005 22:47,
[195.210.65.30]
night and fog mi inchino alla tua penna (mouse)....:smilenose:
però mi conosci troppo bene l' ispettore è Eric fai un idagine per scoprire chi è che sono troppo curioso..:devil::devil::
2 errori però:
il primo, visto i lavori che facciamo mi sa che la giornata dura l' abbia io e non l' ispettore, non per togliere niente ma.....:sk/hell:
sul cd, praticamente azzeccato gli Xymox, i das ich difficilmente li trovi sul mio lettore, ultimamente tanti Mephisto Waltz e ritrip per i Cure, ma non i soliti (a parte Faith che santinizzo), i Cure di the head on the door, the top, japanese wishper anche....:sk/angry1:
però l' ispettore eric suona troooooppo bene
un delitto con gli Ataraxia che suonano, magari durante l' arpeggio di Vandelli di Orlando (a male) è degno del migliore giallista, Almost blue come giallo (Lucarelli) emiliano gli fa na sega a delitto nel pub!!!!:vampire:
continua ti prego, voglio assassino, risvolti, colpiu di scena, intrighi amorosi, indagini gossippare alla Christie, anche se tra Eric ed il gossip c'è un abisso ma lo si può iniziare al sacro fuoco del pettegulezz:biggrin:
però mi conosci troppo bene l' ispettore è Eric fai un idagine per scoprire chi è che sono troppo curioso..:devil::devil::
2 errori però:
il primo, visto i lavori che facciamo mi sa che la giornata dura l' abbia io e non l' ispettore, non per togliere niente ma.....:sk/hell:
sul cd, praticamente azzeccato gli Xymox, i das ich difficilmente li trovi sul mio lettore, ultimamente tanti Mephisto Waltz e ritrip per i Cure, ma non i soliti (a parte Faith che santinizzo), i Cure di the head on the door, the top, japanese wishper anche....:sk/angry1:
però l' ispettore eric suona troooooppo bene
un delitto con gli Ataraxia che suonano, magari durante l' arpeggio di Vandelli di Orlando (a male) è degno del migliore giallista, Almost blue come giallo (Lucarelli) emiliano gli fa na sega a delitto nel pub!!!!:vampire:
continua ti prego, voglio assassino, risvolti, colpiu di scena, intrighi amorosi, indagini gossippare alla Christie, anche se tra Eric ed il gossip c'è un abisso ma lo si può iniziare al sacro fuoco del pettegulezz:biggrin:
Risposta a #5570
20/07/2005 17:14,
[81.174.19.164]
Nel contributo #5571 assiola ha scritto:
Non hai segnalato il concerto di Patrick Wolf all'Hana - bi il 28 luglio???.... Merita un tot!!!
ciao
assiola notturna
Concordo con te sul fatto che meriti, e consiglio tutti ad andare a vederlo.
Ma non ci sono i presupposti per l'inserimento su GOTH.IT (non ha a che fare ne col Gothic, ne col Punk, a meno di non andare a cercare col lanternino certi riferimenti indiretti che passano dal pop inglese e l'elettronica... troppo poco a mio avviso...)
Se dovessi inserire tutti i concerti genericamente "interessanti" che sono sono in giro GOTH.IT avrebbe almeno dieci volte gli eventi che ha ora (e probabilmente per me sarebbe una attività a tempo pieno...).
Sorry
20/07/2005 14:02,
[83.211.136.44]
sarebbe davvero bello se si arrivasse a 400 persone ma non ne ho mai viste così tante, tutte assieme, ad una serata. speriamo.
io ci sarò.
e ora mi va di raccontarvi una cosa, perfettamente a tema, accauta poco fa.
dark life style
telefonata
mamma: quando ti tolgono la steccatura al dito?
la volpe: dovrei toglierla lunedì ma la toglierò sabato.
mamma: perchè? ah... vai alla festa sul barcone
la volpe: si, mi rompe il dito steccato per ballare
mamma: beh, ma scusa se lo rivesti di nero? metti dei nastrini o del pizzo?
ah, le mamme!
io ci sarò.
e ora mi va di raccontarvi una cosa, perfettamente a tema, accauta poco fa.
dark life style
telefonata
mamma: quando ti tolgono la steccatura al dito?
la volpe: dovrei toglierla lunedì ma la toglierò sabato.
mamma: perchè? ah... vai alla festa sul barcone
la volpe: si, mi rompe il dito steccato per ballare
mamma: beh, ma scusa se lo rivesti di nero? metti dei nastrini o del pizzo?
ah, le mamme!
20/07/2005 02:34,
Night and Fog
[213.140.22.68]
Un sabato pomeriggio, al primo piano di uno stabile affacciato su un’affollata via del centro, l’ispettore Eric, trascorreva il suo tempo libero immerso nell’ozio domestico, fra ascolti musicali e buone letture. Dalle finestre osservava incurante il brulicare dei passanti e delle carrozze, mentre il vociare dei venditori di giornali della sera giungeva debolmente attraverso le imposte.
Il suono del campanello richiamò ad un tratto la sua attenzione e, uscito dalla stanza, si sporse sul ballatoio dal quale poteva vedere l’ingresso situato al piano inferiore. La padrona di casa era prontamente corsa ad aprire, e nell’accogliere l’avventore si girò d’istinto verso la sommità della scala dove Eric attendeva immobile. - E’ il signor Sigur - disse, mentre si accingeva a sistemarne sull’appendiabiti mantello e copricapo. Sigur salì facendo scricchiolare sonoramente la scala in legno e arrivato alla sommità ricevette una composta ma calorosa stretta di mano da parte di Eric.
- Buonasera Sigur. Si accomodi. –
- La ringrazio ispettore. Mi scuso per l’intrusione, ma ho ricevuto poc’anzi un telegramma dal comando. Si tratta di un omicidio avvenuto fuori del nostro distretto, ma essendo la vittima un gotico, preferiscono sia lei ad occuparsene. –
Eric continuava ad osservare la strada e accese la pipa. In quel momento bussarono, la padrona di casa entrò e in silenzio servì il tè, lasciando poi teiera e latte sul tavolino al centro della stanza. Seduti uno di fronte all’altro sulle poltrone dall’alto schienale damascato i due bevvero senza guardarsi. Non erano mai stati amici, ma un solido legame professionale di stima e reciproca fiducia li aveva sempre accompagnati durante i lunghi anni di servizio svolti fianco a fianco.
- Sa già qualcosa, riguardo a circostanze, possibili sospetti, testimoni? –
- Quel che si sa, per ora, è che l’omicidio è avvenuto nei pressi del porto fluviale, nella zona dei magazzini merci. Il cadavere è stato trovato stamani da due facchini, all’interno di una stanza vuota e di solito chiusa, destinata un tempo allo stoccaggio di rinfuse. Giaceva prono, colpito da una pallottola al petto. L’arma del delitto è una Webley & Scott d’ordinanza, trovata lì accanto, priva di impronte. Nessun segno di colluttazione e nessun testimone. Gli agenti hanno interrogato, oltre ai facchini, un guardiano notturno in servizio la scorsa notte, con nessun risultato. Sono stati poi fermati due metallari trovati a dormire in un vicino portone, ma sono già stati rilasciati dopo una denuncia per ubriachezza. Quella notte, a giudicare dalle loro condizioni, non erano in grado di nuocere ad altri che a loro stessi. –
Senza fare altre domande l’ispettore Eric indossò il soprabito, prese con sé documenti e revolver e invitò Sigur a seguirlo. I due sarebbero usciti immediatamente.
L’imbrunire lasciava spazio all’oscurità ed i lampioni a gas erano già accesi lungo le strade.
- Continui, Sigur, mentre ci rechiamo al posto telegrafico per comunicare alla centrale i nostri spostamenti. –
- La vittima non aveva con sé effetti personali, indossava al momento della morte, approssimativamente avvenuta nella notte nello stesso luogo del ritrovamento, una maglia con cerniere, pantaloni in pvc e un impermeabile in pelle nera. Accanto all’arma del delitto è stato trovato un cd dei Das Ich dal supporto volutamente rovinato, insieme a due biglietti per un concerto dei Clan of Xymox, presi in prevendita, e alcuni volantini di serate dark usati probabilmente dalla vittima per confezionare “filtrini” da sigarette . –
Lasciato l’ufficio postale, i due attraversarono a piedi il centro ed i quartieri residenziali ad esso attigui, le strade erano silenziose e la nebbia cominciava a calare fra i giardini e le villette in stile georgiano. Più avanti il panorama si fece oscuro ed apparvero i severi edifici in mattoni prospicienti il porto. All’incrocio fra due strade Eric si fermò e si guardò intorno. Due agenti ed il medico legale attendevano con anticipo l’arrivo dell’ispettore e del suo collega. – Buonasera ispettore. Ecco, è qui dentro, proprio nell’ingresso. – Eric entrò nel disadorno ambiente, illuminato da numerose lanterne ad olio sistemate ai lati della stanza. Gli agenti all’interno erano già pronti per il trasporto all’obitorio comunale e aspettavano solo il benestare di Eric che, dopo una veloce occhiata, diede il permesso di condurre la salma a destinazione.
- Ha visto – disse il medico legale – Un altro. Sulla morte non ci sono dubbi. Ho potuto solo constatare il decesso, la causa è evidente. –
- Già dottore, un altro. - rispose Eric.
Sulla via del ritorno Eric e Sigur si fermarono nei pressi di un pub del centro, il solo esercizio rimasto aperto a quell’ora.
- Io non ho cenato, e lei? –
- Nemmeno io ispettore. –
- Mi permetta di invitarla. Questa sera suonano gli Ataraxia. Facciamo in tempo a mangiare qualcosa prima che inizi. –
- Con piacere! -
I due si sedettero ed osservarono gli avventori del locale che arrivavano in piccoli gruppetti. Il locale si riempiva, fatto non insolito in quelle serate d’ inverno. Nulla appariva strano, ma Eric sapeva che dentro quell’ambiente, così degradato e scaduto in basso, si celava l’assassino. Era solo uno dei tanti casi di poveri gotici trovati morti in città. Negli ultimi anni si erano moltiplicati vertiginosamente, ed Eric lo sapeva, così come sapeva chi era l’assassino. Un assassino dai tanti volti, che per anni era rimasto nell’ombra e ora colpiva, spietato, inesorabile, sicuro della propria impunità. Sicuro della complicità dei più alti vertici del potere.
Eric scrutò l’ingenuità di vecchio waver che traspariva dagli occhi di Sigur: ammirava l’integrità di quell’uomo che ancora si esaltava per un concerto dei Tuxedomoon o una ristampa degli Swans.
E intanto pensava ai tempi che cambiano, al germe del male che aveva infettato le più alte sfere del potere mediatico dark: fanzines, siti internet, locali, djs. “A me il gothic-punk piace”, pensava fra sé. “In fondo, perché dovrei osteggiarlo, in nome di cosa? No, è inutile. In fondo a casa mia ascolto quel che mi pare. Tanto vale cercare di stare dalla loro parte, la mia tranquillità val pure qualche gotico morto.”
Intanto gli Ataraxia eseguivano con perizia la scaletta prevista, cantando di mondi lontani e poetici, ben lontani dalla vita concreta e squallida della strada, portata in gloria da questi traditori assassini.
- Sigur, mi perdoni se ci separiamo anzitempo, ma domani mi attende una dura giornata. La lascio al concerto, le auguro una buona serata. –
Ed uscendo dal pub si diresse verso casa attraverso le strade deserte, canticchiando vecchi motivi gothic-rock ormai dimenticati, avvolto nel suo elegante cappotto di panno nero. L’indomani forse ci sarebbe stato un altro omicidio, e di nuovo Eric avrebbe compilato il rapporto secondo la prassi, per poi archiviarlo insieme alla propria coscienza.
Era notte tarda, i lampioni erano solo fiochi bagliori nella nebbia.
Il suono del campanello richiamò ad un tratto la sua attenzione e, uscito dalla stanza, si sporse sul ballatoio dal quale poteva vedere l’ingresso situato al piano inferiore. La padrona di casa era prontamente corsa ad aprire, e nell’accogliere l’avventore si girò d’istinto verso la sommità della scala dove Eric attendeva immobile. - E’ il signor Sigur - disse, mentre si accingeva a sistemarne sull’appendiabiti mantello e copricapo. Sigur salì facendo scricchiolare sonoramente la scala in legno e arrivato alla sommità ricevette una composta ma calorosa stretta di mano da parte di Eric.
- Buonasera Sigur. Si accomodi. –
- La ringrazio ispettore. Mi scuso per l’intrusione, ma ho ricevuto poc’anzi un telegramma dal comando. Si tratta di un omicidio avvenuto fuori del nostro distretto, ma essendo la vittima un gotico, preferiscono sia lei ad occuparsene. –
Eric continuava ad osservare la strada e accese la pipa. In quel momento bussarono, la padrona di casa entrò e in silenzio servì il tè, lasciando poi teiera e latte sul tavolino al centro della stanza. Seduti uno di fronte all’altro sulle poltrone dall’alto schienale damascato i due bevvero senza guardarsi. Non erano mai stati amici, ma un solido legame professionale di stima e reciproca fiducia li aveva sempre accompagnati durante i lunghi anni di servizio svolti fianco a fianco.
- Sa già qualcosa, riguardo a circostanze, possibili sospetti, testimoni? –
- Quel che si sa, per ora, è che l’omicidio è avvenuto nei pressi del porto fluviale, nella zona dei magazzini merci. Il cadavere è stato trovato stamani da due facchini, all’interno di una stanza vuota e di solito chiusa, destinata un tempo allo stoccaggio di rinfuse. Giaceva prono, colpito da una pallottola al petto. L’arma del delitto è una Webley & Scott d’ordinanza, trovata lì accanto, priva di impronte. Nessun segno di colluttazione e nessun testimone. Gli agenti hanno interrogato, oltre ai facchini, un guardiano notturno in servizio la scorsa notte, con nessun risultato. Sono stati poi fermati due metallari trovati a dormire in un vicino portone, ma sono già stati rilasciati dopo una denuncia per ubriachezza. Quella notte, a giudicare dalle loro condizioni, non erano in grado di nuocere ad altri che a loro stessi. –
Senza fare altre domande l’ispettore Eric indossò il soprabito, prese con sé documenti e revolver e invitò Sigur a seguirlo. I due sarebbero usciti immediatamente.
L’imbrunire lasciava spazio all’oscurità ed i lampioni a gas erano già accesi lungo le strade.
- Continui, Sigur, mentre ci rechiamo al posto telegrafico per comunicare alla centrale i nostri spostamenti. –
- La vittima non aveva con sé effetti personali, indossava al momento della morte, approssimativamente avvenuta nella notte nello stesso luogo del ritrovamento, una maglia con cerniere, pantaloni in pvc e un impermeabile in pelle nera. Accanto all’arma del delitto è stato trovato un cd dei Das Ich dal supporto volutamente rovinato, insieme a due biglietti per un concerto dei Clan of Xymox, presi in prevendita, e alcuni volantini di serate dark usati probabilmente dalla vittima per confezionare “filtrini” da sigarette . –
Lasciato l’ufficio postale, i due attraversarono a piedi il centro ed i quartieri residenziali ad esso attigui, le strade erano silenziose e la nebbia cominciava a calare fra i giardini e le villette in stile georgiano. Più avanti il panorama si fece oscuro ed apparvero i severi edifici in mattoni prospicienti il porto. All’incrocio fra due strade Eric si fermò e si guardò intorno. Due agenti ed il medico legale attendevano con anticipo l’arrivo dell’ispettore e del suo collega. – Buonasera ispettore. Ecco, è qui dentro, proprio nell’ingresso. – Eric entrò nel disadorno ambiente, illuminato da numerose lanterne ad olio sistemate ai lati della stanza. Gli agenti all’interno erano già pronti per il trasporto all’obitorio comunale e aspettavano solo il benestare di Eric che, dopo una veloce occhiata, diede il permesso di condurre la salma a destinazione.
- Ha visto – disse il medico legale – Un altro. Sulla morte non ci sono dubbi. Ho potuto solo constatare il decesso, la causa è evidente. –
- Già dottore, un altro. - rispose Eric.
Sulla via del ritorno Eric e Sigur si fermarono nei pressi di un pub del centro, il solo esercizio rimasto aperto a quell’ora.
- Io non ho cenato, e lei? –
- Nemmeno io ispettore. –
- Mi permetta di invitarla. Questa sera suonano gli Ataraxia. Facciamo in tempo a mangiare qualcosa prima che inizi. –
- Con piacere! -
I due si sedettero ed osservarono gli avventori del locale che arrivavano in piccoli gruppetti. Il locale si riempiva, fatto non insolito in quelle serate d’ inverno. Nulla appariva strano, ma Eric sapeva che dentro quell’ambiente, così degradato e scaduto in basso, si celava l’assassino. Era solo uno dei tanti casi di poveri gotici trovati morti in città. Negli ultimi anni si erano moltiplicati vertiginosamente, ed Eric lo sapeva, così come sapeva chi era l’assassino. Un assassino dai tanti volti, che per anni era rimasto nell’ombra e ora colpiva, spietato, inesorabile, sicuro della propria impunità. Sicuro della complicità dei più alti vertici del potere.
Eric scrutò l’ingenuità di vecchio waver che traspariva dagli occhi di Sigur: ammirava l’integrità di quell’uomo che ancora si esaltava per un concerto dei Tuxedomoon o una ristampa degli Swans.
E intanto pensava ai tempi che cambiano, al germe del male che aveva infettato le più alte sfere del potere mediatico dark: fanzines, siti internet, locali, djs. “A me il gothic-punk piace”, pensava fra sé. “In fondo, perché dovrei osteggiarlo, in nome di cosa? No, è inutile. In fondo a casa mia ascolto quel che mi pare. Tanto vale cercare di stare dalla loro parte, la mia tranquillità val pure qualche gotico morto.”
Intanto gli Ataraxia eseguivano con perizia la scaletta prevista, cantando di mondi lontani e poetici, ben lontani dalla vita concreta e squallida della strada, portata in gloria da questi traditori assassini.
- Sigur, mi perdoni se ci separiamo anzitempo, ma domani mi attende una dura giornata. La lascio al concerto, le auguro una buona serata. –
Ed uscendo dal pub si diresse verso casa attraverso le strade deserte, canticchiando vecchi motivi gothic-rock ormai dimenticati, avvolto nel suo elegante cappotto di panno nero. L’indomani forse ci sarebbe stato un altro omicidio, e di nuovo Eric avrebbe compilato il rapporto secondo la prassi, per poi archiviarlo insieme alla propria coscienza.
Era notte tarda, i lampioni erano solo fiochi bagliori nella nebbia.
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