venerdi 15/02/2008
post punk 1978 - 1984
live little annie e paul wallfisch
porte h21,30. ingresso 10 (5 in mailing list)
a seguire
dj set: art cecca chris momo
ingresso 5
Seconda serata speciale al Bronson, dedicata non solo alla monumentale opera di Simon Reynolds, ma ad uno dei periodi più intensi e innovativi della musica contemporanea. L'aspetto più interessante del libro “Post punk 1978 – 1984” è l'efficace analisi di come si sia passati dalle paranoie dei Public Image Limited e dal marxismo militante degli Scritti Politti a gruppi "New Pop" come Human League e Duran Duran, analisi che si allarga a una lettura dell'intero panorama musicale della prima metà degli anni Ottanta scovando anelli mancanti, congiunzioni e interpretazioni fondamentali per eventuali futuri approfondimenti. E tutto ciò sarà trasposto in musica grazie alle selezioni di quattro dj che proprio in quel periodo trovano la loro massima ispirazione:
Art (ossia Arturo Compagnoni di Rumore) Chris Cecca Momo
Aprirà la serata il concerto di Little Annie e Paul Wallfisch
A due anni di distanza dal capolavoro “Songs from the coal mine canary” (produzione curata da Antony & The Johnsons) la cantante newyorkese Little Annie (al secolo Annie Bandez) torna, questa volta con un disco di cover, “When good things happen to bad pianos” (pubblicato dalla Durtro Jnana di David Tibet). Accompagnata al piano da Paul Wallfisch (ex Firewater e ora leader del gruppo Botanica), l’artista americana si è divertita ad attingere brani da ogni tipo di repertorio: dagli chansonniers, come nel caso di “If you go away” e “Yesterday when I was young”, rispettivamente di Jacques Brel e di Charles Aznavour, a Tina Turner, ma la scelta che desta maggior stupore è una versione struggente di “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2.
Il duo ha collezionato una serie di date sold out in giro per l’Europa – da Atene a Copenaghen, passando per il prestigioso festival di Donau in Austria – fino ad arrivare all’apparizione come support guest di Marc Almond in quel di Barcellona. Dopo esser stata un’autentica eroina della prima scena industrial e post-punk inglese (il suo background culturale è lo stesso di Crass e Coil per intenderci) ed aver realizzato lavori di grande respiro per l’etichetta On-U Sound (in combutta con Adrian Sherwood), sia come solista che come parte del supergruppo Missing Brazilians, Little Annie risorge nel 2006 come cantante dal mood dark ed etereo. Il brano “Strange Love” tratto da “Songs from…” – concepito a quattro mani con Antony – è stato addirittura scelto per una campagna promozionale della Levi’s, che come è semplice intuire ha avuto una vasto eco a livello internazionale. Lo spot si è anche aggiudicato il premio “Best use of music in advertising’ al Film Festival di Cannes del 2006. Ora il nuovo album di Little Annie con Paul Wallfisch è una delle più bizzarre operazioni di restauro di classici pop. Non quelle che usualmente si definirebbero cover songs, tant’è che pezzi più o meno recenti vengono letteralmente sconvolti dall’interpretazione di Little Annie e Wallfisch. Gli esempi sono appunto “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2, che diventa un’intensa torch song, “Private dancer” di Tina Turner, che passa da un mood soul ad uno completamente metropolitano, lo standard “All I want for Christmas” – un tempo interpretato anche dalla starlette Mariah Carey –, che si tramuta in una sardonica piece da cabaret.
C’è un profondo senso di appartenenza in ognuna di queste rivisitazioni, brani che vengono nuovamente plasmati, risorgendo dagli anfratti delle meno svenevoli murder ballads. Un disco di spessore che ci consegna due interpreti protagonisti del nostro tempo.
www.myspace.com/littleannieakaannieanxietybandez
Hanno scritto del disco:
“Un vero e proprio songbook il cui tenore e forza espressiva sono nati, cresciuti e si sono rafforzati in giro per il mondo, da Atene a New York. Un precipitato di umori e lacrime, il tempo (ir)ripetibile di luci e ombre di scena…La voce di Little Annie è duttile e dalla dizione perfetta anche quando struscia o arrochisce, contraddistinta da un timbro personale nel quale risuonano echi di Billie Holiday e Edith Piaf…” Dionisio Capuano – Blow up – Voto 7/8
porte h21,30. ingresso 10 (5 in mailing list)
a seguire
dj set: art cecca chris momo
ingresso 5
Seconda serata speciale al Bronson, dedicata non solo alla monumentale opera di Simon Reynolds, ma ad uno dei periodi più intensi e innovativi della musica contemporanea. L'aspetto più interessante del libro “Post punk 1978 – 1984” è l'efficace analisi di come si sia passati dalle paranoie dei Public Image Limited e dal marxismo militante degli Scritti Politti a gruppi "New Pop" come Human League e Duran Duran, analisi che si allarga a una lettura dell'intero panorama musicale della prima metà degli anni Ottanta scovando anelli mancanti, congiunzioni e interpretazioni fondamentali per eventuali futuri approfondimenti. E tutto ciò sarà trasposto in musica grazie alle selezioni di quattro dj che proprio in quel periodo trovano la loro massima ispirazione:
Art (ossia Arturo Compagnoni di Rumore) Chris Cecca Momo
Aprirà la serata il concerto di Little Annie e Paul Wallfisch
A due anni di distanza dal capolavoro “Songs from the coal mine canary” (produzione curata da Antony & The Johnsons) la cantante newyorkese Little Annie (al secolo Annie Bandez) torna, questa volta con un disco di cover, “When good things happen to bad pianos” (pubblicato dalla Durtro Jnana di David Tibet). Accompagnata al piano da Paul Wallfisch (ex Firewater e ora leader del gruppo Botanica), l’artista americana si è divertita ad attingere brani da ogni tipo di repertorio: dagli chansonniers, come nel caso di “If you go away” e “Yesterday when I was young”, rispettivamente di Jacques Brel e di Charles Aznavour, a Tina Turner, ma la scelta che desta maggior stupore è una versione struggente di “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2.
Il duo ha collezionato una serie di date sold out in giro per l’Europa – da Atene a Copenaghen, passando per il prestigioso festival di Donau in Austria – fino ad arrivare all’apparizione come support guest di Marc Almond in quel di Barcellona. Dopo esser stata un’autentica eroina della prima scena industrial e post-punk inglese (il suo background culturale è lo stesso di Crass e Coil per intenderci) ed aver realizzato lavori di grande respiro per l’etichetta On-U Sound (in combutta con Adrian Sherwood), sia come solista che come parte del supergruppo Missing Brazilians, Little Annie risorge nel 2006 come cantante dal mood dark ed etereo. Il brano “Strange Love” tratto da “Songs from…” – concepito a quattro mani con Antony – è stato addirittura scelto per una campagna promozionale della Levi’s, che come è semplice intuire ha avuto una vasto eco a livello internazionale. Lo spot si è anche aggiudicato il premio “Best use of music in advertising’ al Film Festival di Cannes del 2006. Ora il nuovo album di Little Annie con Paul Wallfisch è una delle più bizzarre operazioni di restauro di classici pop. Non quelle che usualmente si definirebbero cover songs, tant’è che pezzi più o meno recenti vengono letteralmente sconvolti dall’interpretazione di Little Annie e Wallfisch. Gli esempi sono appunto “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2, che diventa un’intensa torch song, “Private dancer” di Tina Turner, che passa da un mood soul ad uno completamente metropolitano, lo standard “All I want for Christmas” – un tempo interpretato anche dalla starlette Mariah Carey –, che si tramuta in una sardonica piece da cabaret.
C’è un profondo senso di appartenenza in ognuna di queste rivisitazioni, brani che vengono nuovamente plasmati, risorgendo dagli anfratti delle meno svenevoli murder ballads. Un disco di spessore che ci consegna due interpreti protagonisti del nostro tempo.
www.myspace.com/littleannieakaannieanxietybandez
Hanno scritto del disco:
“Un vero e proprio songbook il cui tenore e forza espressiva sono nati, cresciuti e si sono rafforzati in giro per il mondo, da Atene a New York. Un precipitato di umori e lacrime, il tempo (ir)ripetibile di luci e ombre di scena…La voce di Little Annie è duttile e dalla dizione perfetta anche quando struscia o arrochisce, contraddistinta da un timbro personale nel quale risuonano echi di Billie Holiday e Edith Piaf…” Dionisio Capuano – Blow up – Voto 7/8
Evento inserito il 15/02/2008, visto 2070 volte
Bronson
via cella 50
Ravenna
Informazioni sul locale:
(Nota: i dati sottostanti sono generici e potrebbero non essere validi per la serata specifica)
via cella,50
(frazione Madonna dell'albero)
http://www.bronsonproduzioni.com
Tel: 333 2097141
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