24 Hour Party People (idem, UK 2002)
di Michael Winterbottom, con Steve Coogan, Shirley Henderson, Sean
Harris, Andy Serkis. Durata: 1h55.
Un film pieno di vita ed energia, brioso, a tratti entusiasmante, come ci si aspetterebbe con un titolo del genere. Eppure, si parla di suicidi, droghe, fallimenti, squallori urbani... Il miracolo riesce a uno dei registi piu` eclettici in attivita`, l'inglese Michael
Winterbottom, la cui caratteristica basilare e` di non fare mai un film uguale a un altro, e di andare sempre per la sua strada, fregandosene di stili, usi, costumi...
La storia e` parte vera, parte finzione, costruita attorno all'istrionico personaggio (reale) di Tony Wilson, giornalista "turned" produttore discografico che fu dietro alla nascita, vita,
morte e rinascita della scena musicale di Manchester, incontrando sulla sua strada Sex Pistols, Joy Division (poi New Order), Happy Mondays, fino all'avvento dei DJ e dei club techno. L'attore che lo interpreta, Steve Coogan, e` fenomenale nel come faccia finta di
prendersi sul serio in ogni singolo istante, persino mentre presenta un servizio su un nano che fa le spugnature a un elefante, con un'autoironia al vetriolo. Vederlo sempre in giacche improbabilmente eleganti in mezzo a una masnada di straccioni musicisti e` impagabile.
Attorno a lui, mescolando realta` e leggenda ("Se non sai quale scegliere, scegli sempre la leggenda"), si muovono celebrita` del rock, quali Ian Curtis, che e` interpretato in maniera perfetta da tale Sean Harris, praticamente un sosia. Ma persino momenti difficili
come il suo suicidio e la seguente veglia funebre sono trattati con un sarcasmo e uno humour che vanno scoperti senza che vi riveli nulla.
Grandissime musiche (ca va sans dire!), grandissime riprese (del mitico Robby Muller, il direttore della fotografia di Wenders e von Trier), e una sceneggiatura perfettamente equilibrata fanno di questo il miglior film fino ad oggi di Winterbottom, e uno dei migliori
dell'anno.