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Eventi passati (pagina #2)

mer 28/7/2004 Palermo
mer 28/7/2004 Deposito locomotive Sant’Erasmo (Palermo)
dom 12/10/2003 Babylonia (Ponderano, BI)
sab 11/10/2003 Velvet (Rimini)
ven 10/10/2003 Mithos (S.Dona di piave, VE)
gio 9/10/2003 Init (Roma)
mer 8/10/2003 Zo (Catania)
mar 7/10/2003 Havana Club (Pozzuoli, NA)
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Biografia
01/04/2008 19:53, [78.134.12.235]
Da un comunicato stampa:

Tra i pioneri del punk insieme a Sex Pistols e Stranglers, ma prima dei Clash.

Hanno influenzato il primo punk inglese e la scena post punk di Joy Division, Bauhaus e Siouxsie and the Banshees.

Gli WIRE furono tra le prime band a traghettare il punk verso i confini del noise e dell’alternative e ad aprirsi all’uso dei synth.



Colin Newman (canto, tastiere), Bruce Gilbert (chitarra), Graham Lewis (basso) e Robert Gotobed (batteria) erano tutti stati all'art school, ma non avevano alcuna istruzione musicale. Formarono i Wire nella Londra del 1977, all'apice del fenomeno punk.

Fin dal primo singolo, Mannequin (Harvest), era chiaro che il loro sound conservava del punk-rock soltanto la concisione, e un pizzico dell'isteria. Ma il gruppo aveva poco in comune con le arringhe nichiliste dei Sex Pistols; semmai era affascinato dagli esperimenti di "decostruzione" portati avanti da Brian Eno e dall'estetica "alternative" dei Velvet Underground.

Uscito a novembre, l'album Pink Flag (Harvest, 1977) lascio` a bocca aperta i punk di mezzo mondo: erano si` brevi e frenetici canzoni punk-rock (ben ventuno), ma ciascuno aveva qualcosa che ne stravolgeva il suono. Non erano i soliti "ramalama" isterici, erano arditi esperimenti armonici. L'attacco martellante di 12xU faceva pensare al punkrock, ma il ritmo si spezzava subito in una cadenza da musichall; la frenesia davvero thrash di Mr Suit, con tanto di ringhi e schitarrate, sfoggiava pero` un piglio demenziale alla Devo. Il talento pop dei ragazzi veniva alla ribalta in Ex Lion Tamer (con qualche inflessione di David Bowie) e Feeling Called Love (con il riff rubato a Wild Thing dei Troggs), degne dei complessi di Sixties revival. I Wire indulgevano persino in qualche boogie d'alta classe, quello languido e decadente alla Velvet Underground di Strange quello cingolato e abrasivo alla T.Rex di Reuters e quello marziale voodoobilly iperdistorto alla Cramps di Pink Flag. Pink Flag e` anche un campionario di possibili incompiuti, miniature come It's So Obvious. La musica sardonica, velenosa, dissonante, esaltata dai vocalizzi psicotici di Newman, dal basso abulico di Lewis e dal chitarrismo nevrotico di Bruce Gilbert, di questo disco costitui` un fatto rivoluzionario per l'epoca.

L'influenza di Brian Eno balzo` in primo piano l'anno dopo con il singolo I Am The Fly (febbraio 1978) e la sua cantilena tragicomica a ritmo di pressa. L'etereo vortice melodico alla Barrett di Dot Dash (giugno) confermo` la svolta.

L'album Chairs Missing (Harvest, 1978), sul quale compare anche il sintetizzatore, getto` definitivamente la maschera, presentando un quartetto di sperimentatori, a cui andava aggiunto il produttore Mike Thorne, il George Martin della situazione. Il sound surreal-decadente, gelidamente elettronico, aveva saltato a pie` pari il punk-rock, riallacciandosi semmai agli Ultravox. Practice Makes Perfect, con il suo battito marziale da cabaret "brechtiano", e il delirio libero di I Feel Mysterious Today appartengono piu` alla psicanalisi che al rock. La lugubre cantilena di Marooned e il punkrock sconnesso di Sand In My Joints sono ambientate in scenari horror di sinistre apocalissi tecnologiche.

Il nuovo corso tocco` un provvisorio vertice con la soave melodia di Outdoor Miner (gennaio 1979), doppiata da quella lievemente psicotica di A Question Of Degree (luglio).

La progressione culmino` con il terzo album, 154 (Automatic, 1979), Uno dei capolavori dell'epoca, un lavoro estremamente cupo sul quale gli arrangiamenti di Thorne (che non lesina viola, flauto e corno, oltre alle tastiere elettroniche) e il canto terrorizzato di Newman fanno la parte del leone.
Nelle sue architetture geometricamente minimali convergono e si compenetrano le diverse maniere che sono alle radici del loro sound. Il bozzetto psichedelico di Syd Barrett viene immerso nel clima claustrofobico di Map Ref 41 N 93 W e si dilata a dismisura nella suspence spasmodica di A Mutual Friend; muta in litania d'oltretomba, si imbeve di nevrosi industriale, annulla lo slancio emotivo. Newman prosegue i suoi esperimenti sui ritmi incalzanti con Two People In A Room, una sorta di rockabilly per androidi, e Once Is Enough, un funk condito da rumori industriali. I pastelli elettro-melodici di Eno sono il modello per la filastrocca frenetica di On Returning e per The 15th, la melodia piu` ariosa del disco, sempre collocate in scenografie sonore da incubo.
Lewis contende a Newman la palma di autore. Sue sono le composizioni piu` tetre: odi tenebrose in cui si ripetono i cerimoniali spettrali di John Cale e Jim Morrison (Single K.O.), lamenti funerei e marziali mormorati in trance (I Should Have Known Better), recitazioni fra cori di morti e dissonanze elettroniche (Other Window) e su tutto la lunga, opprimente agonia di A Touching Display, con un sottofondo di rumori marziani a ritmo di raga.
E` un affresco potente e geniale dell'alienazione e dell'angoscia nell'era delle macchine, in cui il gruppo dimostra un talento da drammaturgo nell'interiorizzare la paura. Con questo album i Wire portarono a compimento la transizione storica dall'anthem di punkrock, sottoproletario e naturalista, alla canzone postpunk, intellettuale e modernista.

La carriera della band è continuata fino ad oggi con l’uscita di album sempre all’altezza, come testimonia il loro ultimo EP ‘Read and Burn 03’ .
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