(live dei Ludmila al Transylvania a Bologna 28-11-2004)
Ti aspetti una serata come un mese circa fa.
Ti aspetti la voce di Paola che ho gia' definito molto simile a quella di Anneli drecker, ex incredibile singer dei Belcanto che spero qualcuno ancora rammenti.
Ti aspetti il modo un po' Fender di suonare il basso di Luca, come il vecchio Mike Karn faceva nei Japan.
Ti aspetti una session live melodica ed invece con grande stupore ti ritrovi in una serata freddissima di novembre a fare i conti con te stesso, con le tue convinzioni, con le tue barriere sonore che per forza di cose ieri sera dovevano e sottolineo dovevano, cadere.....
Gia' perchè con i Ludmila c'era Daniele Brusaschetto, eclettico musicista torinese che fa della ricerca sonora un modus artistico.
Quindi un concerto decisamente alternativo.
Alternativo a tutti gli schemi a cui razionalmente siamo abituati, un vero salto indietro in quel passato, più o meno alla fine degli anni settanta, in cui la crisi del rock, ma ancora la troppo acerba realtà punk, non davano garanzie di nessun tipo.
Un periodo di grande transizione, dove tutto era lecito, ma ancor' oggi se si vuole tutto è lecito......lo deve essere!!!!
Sonorità comunque sempre cupe, la voce di Paola non è stata protagonista, il basso di Luca non è stato protagonista, la vera protagonista è stata l' amalgama musicale che i tre creavano.
L' atmosfera stessa mi ha dato un senso di grande disorientamento, e ciò detto in senso buono.
Tutti e tre i musicisti insieme dovevano concorrere er creare ciò che si udiva, un suono a volte spaziale volendo, a volte geofonico (sperando che l' Accademia della crusca mi passi il termine, intendendo con geofonico, almeno nella mia psyche, un suono che esce direttamente dalle viscere della terra, chissà forse rumori di creature che escono dall' immaginario di Lovecraft o da psichedelici sogni lisergici....)
Lisergico, il termine si confà, Daniele ha saputo creare sonorità (con l' ausilio di un macchinario di verniana o davinciana memoria), incredibile per intensità e particolarità, odore di genio in quel ragazzo.
Mi ricordava tante cose, i Popolvuh dei primi tempi, Harold Budd anche, così come (e qui oso ma mi assumo le mie responsabilità), tante cose giapponesi che ascolto, tanto ambient darkeggiante che dal Pacifico, se lo si vuole captare, ci giunge....
O yuki conjugate ad esempio, insomma un' insalata di suoni, che è stata così come ve la descrivo per me, forse per altri l' opposto sonoro, ma sperimentare vuol dare anche questo, motivo di discussione, di critica, di interpretazione.
Che ci faceva Paola dalla tecnica prettamente melodica in un contesto simile?
Semplicemente metteva la sua voce al servizio della creatività, stessa cosa per Luca, bassista rigorosamente tecnico, aggiungendo poi che Paola si è cimentata in un gioco sonoro di grande effetto, lanciando grandi aghi metallici che nel cadere creavano un tintinnio acuto, in netto contrasto con il cupo gioco di basso e i suoni schizofrenici di Brusaschetto, stessa cosa il grattare il cesto di una lavatrice, insomma ricerca, apertura mnentale, onirici momenti di lisergica sostanza astratta......
Bisogna ascoltarli, e di ciò parleremo nella recensione del progetto che da pochissimo è uscito da quella Torino grigia ma genioide, un ensamble tra Ludmila, brusaschetto ed altri, ma ne parleremo.
Un'altra bella serata insomma, tra amici, birra, Ludmila e i suoni che ho scoperto di avere dimenticati nel raziocinio dell' industriale moderno, a volte troppo scontato.